- ."Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale." Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, 1975
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Dopo ogni guerra
c'è chi deve ripulire.
In fondo un pò d'ordine
da solo non si fa.C'è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.C'è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.C'è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c'è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un'altra guerra.Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.C'è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com'era.
C'è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.C'è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.Sull'erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c'è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole."La fine e l'inizio"
di Wislawa Szymborska
December 3rd, 2016 at 12:58
http://allevents.in/provincia%20di%20ancona/anna-kravtchenko-i-19-notturni-di-chopin/1588927321415645?utm_source=featured-campaign&utm_medium=email&utm_campaign=featured-campaign-8&utm_content=view_event#
December 3rd, 2016 at 12:59
Pubblicato su http://www.controluce.it/notizie/19-notturni-chopin-anna-kravtchenko-pianoforte/
December 12th, 2016 at 11:41
Oggi risuona caldo l’eco del concerto di ieri sera.
Non c’era separazione alcuna tra i pensieri, il cuore, la forza e l’anima della pianista con il suono.
La punta delle dita ne era il mezzo di congiunzione … e tutto andava e tornava, vicino e lontano, forte e piano…. lasciando una scia chiara nell’ascoltatore!
Esattamente come le onde sulla sabbia….
grazie Valeriano
A.C.
Inviato da iPhone=
lunedì 12/12/2016 9.01
December 12th, 2016 at 11:42
Veramente splendido. Grazie per questa iniziativa e per il vostro impagabile impegno culturale .
R.A.
Inviato da iPhone
lunedì 12/12/2016 9.01
December 12th, 2016 at 11:44
10 dicembre alle ore 15:40 · Velletri ·
F.L. su facebook
Quanto è difficile parlare della musica… di per se essa vive ed illumina cuori e menti senza bisogno alcuno di parole: una caratteristica molto importante perché basta a se stessa a produrre emozioni. Se si pensa poi al buio, all’assenza di rumore e ad una certa penombra ecco che si resta fortemente coinvolti nel lirismo struggente e malinconico dei Notturni di Chopin che entra proprio come un soffio nella sfera emozionale personale. Il prezioso forziere interpretativo della meravigliosa Anna Kravtchenko, quanto mai semplice, privo di inutili fronzoli e senza alchimie cattedratiche, sussurra in un baleno la sequenza di tutti e 19 i Notturni, nell’ordine fissato dal grande pianista Weissenberg, di rara esecuzione pubblica strutturata. Anche stavolta una scelta ardita e quanto mai potenzialmente pericolosa soprattutto in termini di credibilità artistica (ricordo le tre sonate per pianoforte di Schumann eseguite dal maestro Carlo Grante sullo stesso palcoscenico) risulta pagante, regalando un meraviglioso affresco di creatività senza affaticare l’ascolto, data anche la significativa durata complessiva del concerto. Ma l’interprete è cosi, ti accompagna nel percorso senza forzare mai la mano, con discrezione ed umiltà, ed il peso del tempo che trascorre si alleggerisce sempre più , tanto che arrivi in fondo e ti rendi conto che la magia è terminata. E così resta la bellissima sensazione di aver posseduto per quasi due ore questo delicato battito di ali del maestro Anna Kravtchenko, pronto a librarsi nuovamente su alte vette per scatenare nuovi brividi.
December 12th, 2016 at 11:47
Anna Kravtchenko: “Quel pianoforte è….bellissimo,un sogno”
commento su facebook
10 dicembre alle ore 21:51